Home / In evidenza / Coldiretti Piemonte: continua il contrasto alle agromafie per salvare il made in Piemonte dai reati alimentari
800 x 480 illusioni
TDM_VIVA TORINO - 300x250
300x250 jollland
300x250 zoom
300x250_banner
300x250 dinosauri
LeDune_Sq_000
Torino Magica Vivatorino 300x250
previous arrow
next arrow
800 x 480 illusioni
TDM_VIVA TORINO - 300x250
300x250 jollland
300x250 zoom
300x250_banner
300x250 dinosauri
LeDune_Sq_000
Torino Magica Vivatorino 300x250
spazio libero-banner 300 x 250
previous arrow
next arrow

Coldiretti Piemonte: continua il contrasto alle agromafie per salvare il made in Piemonte dai reati alimentari

Fanno registrare un balzo del 59% nel 2018 le notizie di reato nel settore agroalimentare che si estendono ai principali comparti, dal biologico al vino, dall’olio all’ortofrutta, dalle conserve ai cereali. E’ quanto afferma Coldiretti sulla base dei risultati operativi degli oltre 54mila controlli effettuati dal Ispettorato Centrale Repressione Frodi (ICQRF) nel 2018, resi noti in occasione del sesto Rapporto Agromafie 2018 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare. I settori agroalimentari più colpiti da truffe e reati nel 2018 sono il vino con +75% nelle notizie di reato, la carne dove sono addirittura raddoppiate le frodi (+101%), le conserve con +78% e lo zucchero dove nell’arco di dodici mesi si è passati da zero e 36 episodi di frode. Dalla mozzarella sbiancata con la soda al pesce vecchio rinfrescato con un “lifting” al cafados, dalla carne dei macelli clandestini di animali rubati al pane cotto in forni con legna tossica, dalle nocciole turche prodotte con il lavoro dei minori al miele “tagliato” con sciroppo di riso o di mais, sono solo alcuni esempi di come la criminalità porti in tavola prodotti illegali, pericolosi o frutto dello sfruttamento dei lavoratori.

In Piemonte tra le produzioni maggiormente a rischio ci sono il vino, diversi infatti i casi di Barolo e Barbaresco falsificati o di wine kit per produrli con polveri, le nocciole, i tartufi, la carne ed il riso che arriva dalla Birmania frutto della persecuzione e del genocidio dei Rohingya.

TDM_VIVA TORINO - 800x480
800x480 jollyland
800x480 zoom
800x480
800x480dinosauri
LeDune_Sq_000
Torino Sotterranea Vivatorino 800x480
800 x 480 illusioni
previous arrow
next arrow
800 x 480 illusioni
TDM_VIVA TORINO - 300x250
300x250 jollland
300x250 zoom
300x250_banner
300x250 dinosauri
LeDune_Sq_000
Torino Magica Vivatorino 300x250
previous arrow
next arrow

“La filiera del cibo, dalla sua produzione al trasporto, dalla distribuzione alla vendita, ha tutte le caratteristiche necessarie per attirare l’interesse delle organizzazioni malavitose. Occorre vigilare sui cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi – spiegano Roberto Moncalvo presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. E’ necessario, quindi, controllare affinché tutti i prodotti che arrivano sulle nostre tavole, provenienti dall’interno o dall’estero dei confini nazionali, rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro agli alimenti in vendita sugli scaffali o serviti al ristorante, ci sia un percorso di qualità e legalità. Oltre ad applicare l’indicazione d’origine su tutti i prodotti e ad eliminare in Italia il segreto sui flussi commerciali per consentire interventi mirati in situazioni di emergenza, è urgente che venga approvata una nuova normativa sui reati agroalimentari che recepisca il lavoro svolto, e mai attenzionato dal Parlamento, nel 2015 dalla Commissione presieduta dal procuratore Giancarlo Caselli. Ben vengano, dunque, i controlli effettuati – concludono Moncalvo e Rivarossa – dalle forze dell’ordine grazie ai quali siamo in grado di far venire alla luce casi che in altri Paesi, dentro e fuori l’Ue, non verrebbero smascherati. I vari organi preposti per presidiare il territorio svolgono un ruolo anche a difesa della salute dei cittadini, dell’ambiente e del territorio stesso, oltre che del tessuto economico piemontese”.