Grande cerimonia pubblica per omaggiare Emanuele Filiberto a sei anni dalla scomparsa. Morbiducci firmò la statua. L’EIAR trasmise in diretta nazionale.
TORINO – Fu una giornata di solenni commemorazioni quella del 4 luglio 1937 in Piazza Castello, quando venne ufficialmente inaugurato il monumento equestre dedicato a Emanuele Filiberto di Savoia, II Duca d’Aosta, celebre comandante della Terza Armata durante la Prima guerra mondiale. A sei anni esatti dalla sua scomparsa, la città rese onore a una delle figure più rappresentative del Risorgimento militare italiano e della Casa Savoia.
Alla cerimonia presenziarono Sua Maestà il Re Vittorio Emanuele III, il principe Umberto di Savoia, le autorità civili e militari, e una folla imponente assiepata lungo via Po e nei portici di Piazza Castello. L’intero evento fu trasmesso in diretta nazionale dalla EIAR, l’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, a sottolineare l’importanza dell’occasione su scala nazionale.
Un’opera di grande valore artistico e simbolico
La statua, realizzata in bronzo e collocata su un basamento di pietra, fu opera dello scultore Publio Morbiducci, già noto per le sue realizzazioni monumentali in ambito patriottico. Alta oltre cinque metri, raffigurava il Duca d’Aosta a cavallo, con lo sguardo fiero rivolto verso l’orizzonte, in atteggiamento risoluto e marziale. L’impostazione iconografica richiamava volutamente le tradizioni equestri imperiali, con evidenti riferimenti al classicismo romano, in linea con il gusto celebrativo dell’epoca.
Alla base del monumento vennero incisi i nomi delle principali battaglie combattute dalla Terza Armata italiana durante la Grande Guerra, accanto a una semplice dedica: “A Emanuele Filiberto – La Patria”.

Un’eredità di comando e sacrificio
Emanuele Filiberto, nato nel 1869 e morto nel 1931, era nipote di Vittorio Emanuele II e cugino dell’allora re. Il suo nome fu legato a una delle pagine più importanti della storia bellica nazionale: il comando della cosiddetta “Armata Invitta”, mai sconfitta sul campo. Simbolo di disciplina, tenacia e fedeltà allo Stato, continuò a essere considerato un modello di comando anche negli anni successivi alla sua morte.
Durante la cerimonia, il Re depose una corona d’alloro ai piedi del monumento, seguito da un picchetto d’onore dell’Esercito. Il discorso ufficiale fu pronunciato dal ministro della Guerra, generale Pariani, che ricordò la figura del Duca come “guida morale ed esempio incrollabile di virtù militare e patriottica”.
Torino capitale del ricordo
L’iniziativa si inserì nel più ampio contesto della politica monumentale fascista, tesa a rafforzare il culto degli eroi nazionali e l’identità unitaria del Paese. La scelta della collocazione del monumento – nel cuore simbolico della città sabauda, tra Palazzo Madama e il Teatro Regio – confermò la volontà di Torino di mantenere un ruolo centrale nella narrazione della memoria collettiva.
Al termine della cerimonia, le autorità assistettero a una sfilata militare lungo via Roma, accompagnata dalla fanfara dei Granatieri di Sardegna e dal passaggio in volo di una formazione di caccia CR.32 dell’Aeronautica.
Una giornata destinata a entrare nella storia cittadina
Il 4 luglio 1937 rimase una data significativa per Torino e per l’Italia intera. Il monumento al Duca d’Aosta non solo celebrò il passato, ma si pose come un monito di fermezza e spirito nazionale per le generazioni future. L’opera di Morbiducci, consegnata quel giorno alla città, arricchì il panorama monumentale torinese con un segno tangibile della memoria storica e dell’identità sabauda. memoria storica e dell’identità sabauda.