Home / In evidenza / Isa Bluette, il sogno torinese degli anni “venti”
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Isa Bluette, il sogno torinese degli anni “venti”

“Isa Bluelle, un sogno per me lavorare con lei, come lo scalatore che spera di arrivare in cima all’Everest”. Sono le parole di erminio Macario, espresse durante un’intervista in cui ha voluto rendere omaggio a colei che è stata la sua prima maestra di spettacolo. Isa ed Erminio, un binomio che ha fatto la storia del varietà, anzi, della rivista, partendo proprio da Torino. 

Nella prima metà del ‘900 è stata una delle donne più apprezzate e desiderate d’Italia: “Bluette, con la tua silhouette, non c’è uomo che resista (…)”, era il ritornello di una canzone degli anni trenta. Inaspettatamente, proprio in queste settimane, è uscito un  libro a fumetti dal titolo “L’ultimo spettacolo di Isa Vluette”.

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Il suo genere teatrale era la rivista, anzi, lei era la “Regina” della rivista, uno spettcolo coreografico, innvotativo per quei tempi, dove si alternavano scenette comiche, canzoni e sensuali balletti…. roba mai vista prima. 

Il suo vero nome era Teresa Ferrero, nacque a Torino il 10 settembre 1898, nel quartiere del Regio Parco. La sua infanzia fu caratterizzata da un ambiente umile ma orgoglioso, povero ma con la voglia di emancipazione. Da adolescente entra nella Regia Manifattura Tabacchi, un “posto fisso” molto ambito, soprattutto dalle ragazze, di allora.

Dopo la prima guerra mondiale, a Torino ci sono i cafè-chantant, un genere di spettacolo caratterizzato da operette, giochi di prestigio, balletti e canzoni leggere, dentro un contesto in cui gli avventori potevano bere e mangiare durante le rappresentazioni. Lei esordisce proprio in questi locali; è fisicamente gracile, ma energica e al tempo stesso sensuale, dotata di un fascino magnetico e di una voce delicata e meloidiosa. Venne apprezzata nei cafè torinesi Iris, Franco e alla Meridiana, ma allora (gli anni venti del secolo scorso), l’ambizione di chi faceva la rivista era esibirsi al Maffei di via Principe Tommaso.

La nostra soubrette si ispirava a Parigi, la città della Belle Epoque e del cabaret, del Can-Can e della passerella che chiudeva gli spettacoli. Adottò il nome d’arte di Isa Bluette e importò dalla capitale francese proprio la passerella, con l’esordio di questa carellata finale negli spettacoli al Teatro Parco Michelotti. 

La primadonna torinese fu l’autentica soubrette di un’epoca caratterizzata dallo sfarzo e dal quel clima “sospeso” che caratterizzava la società di allora, dopo la prima guerra mondiale. In una Torino che cresceva e che voleva divertirsi. 

Andò a vivere in via Principe d’Acaja n. 7, un indirizzo che divenne un mito nella storia della nostra città. Raggiunto il successo, non solo a Torino ma in giro per l’Italia, decide ci mettersi in proprio, fondando una propria compagnia, che ingaggiò (e lanciò) tra gli altri, Macario e Totò. Isa non era apprezzata solo come donna di spettacolo, ma anche come amministratrice d’arte, oggi si direbbe manager. Nel 1926 ha reso famosa  la canzone “Creola”, scritta dal torinese Luigi Miaglia, in arte Ripp, e dal toscano Bel Ami. Poi, la nostra Bluette, passerà all’operetta. 

Nel 1939 è affetta da tubercolosi, il suo fisico, seppur ancora giovane, si indebolirà sempre più, fino alla morte, avvenuta l’ 11 novembre 1939. 

Al funerale parteciparono migliaia di persone, lei fu vestita di azzurro, con una ghirlanda di fiordalisi in vita. La celebrazione avvenne nella chiesa di Via San Donato, quella dell’Immacolata Concezione. 

Poco prima della morte sposerà Nuto Navarrini, attore e cantate milanese, che entrò proprio nella compagnia di Isa Bluette nel 1931. Quest’ultima  e il marito sono sepolti nella stessa tomba al Cimitero Monumentale di Torino, malgrado Navarrini avesse sposato altre due donne dopo Isa. 

Fabio Buffa