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20 giugno. Torino festeggia la Madonna della consolata con la processione della amatissima protettrice della città

Tutti gli anni, in questa data la città si è ferma per onorare la Madonna della Consolata, affettuosamente detta “la Consolata”, cuore spirituale di Torino e amatissima protettrice del capoluogo piemontese. Le celebrazioni si sono aperte all’alba con la prima messa all’interno del Santuario della Consolata, uno dei luoghi più cari ai torinesi, per poi culminare nella suggestiva processione serale che ha attraversato le vie del centro storico.

Un culto radicato nei secoli

La devozione per la Consolata affonda le sue radici nel medioevo, ma trova la sua forma attuale nel XVII secolo, quando il Santuario venne completamente ricostruito su progetto dell’architetto barocco Guarino Guarini. La chiesa sorge su un sito cristiano antichissimo, probabilmente già sede di culto nel IV secolo. Tuttavia, il momento chiave nella nascita della festa si fa risalire al miracolo del cieco di Briançon, datato tradizionalmente al 20 giugno di un anno imprecisato dell’alto medioevo.

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Il miracolo del cieco

Secondo la leggenda, un uomo non vedente originario di Briançon, spinto da un sogno profetico, giunse fino a Torino guidato da una visione. Qui, presso l’antica chiesetta dove sorge oggi il Santuario, ritrovò un’antica icona mariana e, dopo aver pregato con fervore, riacquistò miracolosamente la vista. Da quel giorno, il popolo torinese scelse di affidarsi alla Consolata come protettrice e madre della città.

Una festa tra religione e tradizione

Nel giorno della sua ricorrenza, la città si veste a festa: addobbi floreali, luminarie e bandiere mariane ornano il quartiere circostante il santuario. La processione serale, momento clou della giornata, ha visto quest’anno la partecipazione di migliaia di fedeli, autorità civili, militari e religiose, oltre ai rappresentanti delle confraternite in abiti tradizionali. Il corteo ha percorso le vie centrali di Torino con la storica icona della Madonna portata a spalla, accompagnata da canti, preghiere e musica sacra.

Durante la giornata, le messe si sono susseguite ogni ora, con momenti speciali dedicati ai malati, agli anziani e ai bambini. In parallelo, alcune scuole torinesi hanno organizzato attività didattiche per far conoscere la storia della festa ai più giovani, sottolineandone l’importanza culturale oltre che religiosa.

Un simbolo identitario

Non è un caso che la Consolata sia considerata un simbolo identitario per i torinesi. Nella storia recente, la Madonna è stata invocata durante i momenti più difficili della città: guerre, epidemie, alluvioni. Ancora oggi, nel Santuario, migliaia di ex voto tappezzano le pareti: fotografie, stampelle, lettere di ringraziamento, piccoli oggetti che raccontano storie di guarigione, salvezza e riconoscenza.

Una devozione viva

Il rettore del Santuario, don Marco Sciolla, ha ricordato durante l’omelia solenne che la Consolata “non è solo una figura del passato, ma presenza viva e materna per chiunque cerchi conforto, luce e speranza in questo tempo incerto”. Anche l’arcivescovo di Torino, mons. Roberto Repole, ha presieduto la funzione principale, ricordando come “la festa della Consolata unisca il popolo torinese oltre ogni differenza, nel segno della fede e della cura reciproca”.

Una città che si riconosce

Se è vero che Torino è una città dalle mille anime – industriale, risorgimentale, laica e scientifica – è altrettanto vero che, almeno per un giorno, tutte le anime trovano unità sotto lo sguardo sereno della Consolata. La festa del 20 giugno resta un evento civico e spirituale, che ogni anno rinnova il legame profondo tra la città e la sua Madonna dal volto dolce, il manto dorato e le mani che non smettono di consolare.