Il 16 giugno 1706 è una data cruciale nella storia piemontese e torinese: nel pieno dell’assedio di Torino, la Sacra Sindone – la preziosa reliquia che la tradizione cristiana identifica come il sudario funebre di Cristo – fu trasferita in gran segreto dalla capitale sabauda a Genova, per essere messa in salvo dal pericolo imminente delle artiglierie francesi.
L’assedio, avviato nella primavera del 1706 nel contesto della Guerra di Successione Spagnola, vide le truppe franco-spagnole circondare la città di Torino, punto strategico del Ducato di Savoia. Di fronte alla crescente minaccia di un bombardamento sul Palazzo Ducale e sulla Cappella della Sindone, il duca Vittorio Amedeo II e la corte decisero di mettere in salvo la reliquia più venerata del casato.
Il trasferimento avvenne nella notte del 16 giugno, mentre i colpi dei cannoni già scuotevano le mura cittadine. Scortata da una piccola delegazione di fiducia, la Sindone venne trasportata prima verso Cherasco, quindi attraversando il Piemonte verso sud, fino a raggiungere Genova, dove fu custodita per tutta la durata dell’assedio.
La missione fu portata a termine con estrema cautela, lontano dagli occhi della popolazione, e in condizioni di massima riservatezza, per evitare panico e saccheggi. Solo successivamente, al termine dell’assedio e con la vittoria delle truppe piemontesi guidate da Vittorio Amedeo II e dal principe Eugenio di Savoia nella battaglia del 7 settembre 1706, la Sindone poté fare ritorno trionfalmente a Torino.
Questo episodio, meno noto ma storicamente documentato, testimonia non solo il valore religioso della Sindone per la dinastia sabauda, ma anche la sua funzione simbolica come cuore spirituale del potere e dell’identità piemontese. Il 16 giugno 1706 rimane così una data densa di significati, in cui storia, fede e politica si intrecciarono nel cuore di una città assediata.
