Vivatorino

Alla scoperta di Giovanni De Marchi, l’anarchico torinese che ispirò Salvador Allende. Di Fabio Buffa

Questa è la storia di un torinese nato nell’ 800, in una famiglia umile ma tenace e orgogliosa. Orgoglio che quest’uomo si porerà dentro sino alla morte. E questa storia è legata a doppio filo con un rivoluzionario e politico sudamericano e con uno dei momenti più drammatici e forti nelle strategie di potere internazionale guidate dagli Stati Uniti, negli anni settanta. 

E’ la storia di Giovanni De Marchi, nato a Torino il 10 giugno 1866, diventato “Juan” dopo essere emigrato in sudamerica. Era un anarchico e fu il primo confidente politico di un giovanissimo Salvador Allende, diventato poi Presidente marxista del Cile nel 1970. Sconfitto poi da una  ingerenza degli Usa nei confronti di uno Stato che il nordamerica non voleva in mano ai socialisti. 

Ma torniamo al De Marchi: come abbiamo scritto, la sua era una umile famiglia, con papà Giacomo e mamma Maria Ennetti, che non ebbero la possibilità di far studiare i figli, anche se Giovanni sin da ragazzino aveva una grande voglia di formarsi ed informarsi. A 27 anni Giovanni De Marchi decide di emigrare in Argentina ed entra subito in contatto con gli ambienti anarchici di Buenos Aires. L’anarchia è una componente forte e costante della vita del nostro concittadino. Sposa una ragazza che si chiama Etelvina Mardones. Come tanti migranti svolge varie attività per sostenere la famiglia, ma al tempo stesso ha voglia di cultura e di “sapere”. Giovanni De Marchi legge molto, rafforza le proprie conoscenze sull’anarchico libertario russo Kropotkin, sul fondatore dell’anarchsimo moderno, Bakunin e sul perseguitato nei primi anni del fascismo Enrico Malatesta. Letture che rafforzano l’ideologia di quest’uomo. Continua le frequentazioni di circoli anarchici di Buenos Aires, soprattutto quelli popolati da italiani; nel 1928 viene arrestato perchè “scoperto” dalla polizia a seguire un gruppo rivoluzionario. 

A dire il vero De Marchi respira l’aria di rivoluzione anarchica che Malatesta aveva indotto con il suo arrivo in sudamerica nel 1885. 

Quando, nel 1902, Pietro Gori arriva in Argentina, De Marchi sarà uno di coloro che seguiranno l’anarchico messinese nell’indurre pulsioni di rivolta tra le classi sociali più deboli. Il nostro torinese entra a far parte di Umanità Nova, gruppo libertario argentino. 

Probabilmnete, dopo l’arresto del ’28, De Marchi decide di “cambiare aria”, trasferendosi in Cile, raggiungendo la città di Valparadiso. In Argentina pare facesse il falegname, mentre in Cile apre una bottega di calzolaio: è qui che un giovanissimo Salvador Allende, che frequentava proprio a Valparadiso il Liceo Eduardo de la Barra, conosce De Marchi, entrando un giorno nel suo negozio. I due iniziano a parlare di politica. L’artigiano torinese è convinto che i giovani abbiano l’entusiasmo e l’onestà per cambiare un mondo che, dal suo punto di vista, era ingiusto e prepotente contro la povera gente. Allende lo ascolta con grande attenzione, non è un’esagerazione affermare che le prime idee rivoluzionarie socialiste il futuro Presidente cileno le coltiva grazie (o per colpa, direbbe qualcuno) a Giovanni Juan De Marchi. E’ il 1929 e il confronto sulle tematiche politico-sociali tra i due diventa un momento irrinunciabile per entrambi, ma soprattutto per Allente, che nella bottega del calzolaio torinese impara anche a giocare a scacchi. 

Salvador Allende, in un’intervista riportata nella “Historia Politico Social del Movimento Popular”, nel capitolo titolato “Reyleyendo a Salvador Allende”, dichiara: “quando ero ragazzo mi avvicinai alla bottega di un calzolaio anarchico di nome Juan De Marchi per ascoltare le sue idee e scambiare impressioni con lui. In quel periodo -continua Allende- frequentavo il liceo di Valparadiso. Con lui parlavo delle cose della vita, lui mi prestava libri e capii subito che quegli incontri avrebbero rappresentato qualcosa di importante nella mia formazione politica“. 

De Marchi morirà poi il 6 aprile del 1943. Allende nel 1970 diventa Presidente del Cile, dopo essere stato ministro e senatore. La storia ci racconta quanto all’illusione di una democrazia di ispirazione socialista, seguirono troppe tensioni politico sociali, con gli Usa che si adoperarono per favorire la caduta di Allende. Morto poi nel 1973 subito dopo l’assedio del Palazzo presidenziale in circostanze ancora oggi poco chiare.

Fabio Buffa           

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