La dodicesima notte (o Quel che volete). Già nel titolo è dichiarato lo spirito di questa malinconica commedia, in cui nulla di ciò che è, lo è davvero. Twelfth Night, la dodicesima notte dopo il Natale, è la notte dell’Epifania. Shakespeare ha scritto quest’opera per la chiusura dei festeggiamenti natalizi alla corte della Regina Elisabetta. Erano giorni di festa più simili a delle carnevalate che a dei riti religiosi. Veniva eletto un sovrano del mondo alla rovescia che imponeva le sue leggi, sovvertendo completamente le regole, i comportamenti, i rapporti gerarchici esistenti. Era insomma un periodo in cui tutto era gioiosamente possibile.
E per questa occasione Shakespeare si lascia andare a una libertà assoluta, uscendo da qualsiasi condizionamento di trama, di verosimiglianza, di struttura. È un testo in cui meccanismi comici e pene d’amore potrebbero ripetersi all’infinito o interrompersi in qualsiasi momento. Tutto è dettato da una beffarda casualità, anche l’evento che dà inizio alla storia: Viola e suo fratello gemello Sebastian, in seguito al naufragio della nave su cui viaggiavano e diretta chissà dove, approdano l’uno all’insaputa dell’altro su un’isola misteriosa e fantastica, un luogo in cui tutto diviene preda del caos e ogni cosa s’immerge in una immobile, mitica irrealtà.
Siamo in Illiria, e le sue coste segnano il confine fra un mondo reale e uno immaginario.
Gli abitanti di quest’isola non hanno ambizioni, desiderio di potere, di gloria, di ricchezza. Vivono del qui e ora.
L’intera vicenda potrebbe apparire sia come un sogno, che come un’enorme beffa.
In un luogo che si rivela essere sempre altro da quella che appare, ogni personaggio è sia vittima che artefice di una beffa. Sembra che tutti siano anche in preda alla follia: dal duca pazzo d’amore, a Olivia chiusa nella follia di un lutto sterile; dalla follia della non-ragione di Sir Toby e Sir Andrew, alla follia della troppa ragione di Malvolio. E poi c’è il malinconico Feste, il giullare professionista e di talento, espressione del mondo alla rovescia, stanco del proprio ruolo, che cerca il coraggio necessario per lasciare quel posto e tutto ciò che rappresenta.

Assoluta protagonista di questo testo, è la musica. Tutti i personaggi in un modo o nell’altro cantano, o suonano, o chiedono a qualcun altro di farlo. Forse è anche per questa ragione che quest’opera ha ispirato diversi musical. Anche noi useremo molta musica, suonata e cantata dagli interpreti, in stili e generi diversi, restando all’interno del meccanismo drammaturgico in cui in ogni momento può accadere qualunque cosa.
Siamo nel tempo del sogno e della fantasia e contaminazione è la parola chiave di questa produzione. I costumi avranno una dimensione temporale impossibile da identificare: abiti contemporanei contaminati con uno stile elisabettiano, e viceversa. Stessa cosa per la scena che, in dialogo con il progetto Prato inglese, prevede il verde come colore principale della nostra Illiria. Sarà uno spazio semplice, dal sapore onirico, ma anche un po’ sinistro. Per dirla con Shakespeare sarà Quel che volete.
TEATRO CARIGNANO
dal 27 giugno al 16 luglio 2023
PRATO INGLESE. Sere d’estate al Teatro Carignano
LA DODICESIMA NOTTE
di William Shakespeare
regia Leo Muscato
con (in o.a.) Elena Aimone, Matteo Alì, Marta Cortellazzo Wiel, Fabrizio Costella, Alfonso De Vreese, Giordana Faggiano, Stefano Guerrieri, Celeste Gugliandolo, Mauro Parrinello, Martina Sammarco, Michele Schiano Di Cola, Valentina Spaletta Tavella, Alice Spisa
scene Andrea Belli
costumi Giovanna Fiorentini
luci Alessandro Verazzi
suono Andrea Chenna
assistenteregia Marialuisa Bafunno
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale