CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia arricchisce l’estate torinese con un’altra mostra all’insegna della grande fotografia, la retrospettiva dedicata a Dorothea Lange. Dopo l’esposizione su Eve Arnold (oltre 27.000 visitatori), prosegue quindi la presentazione delle grandi fotografe del Novecento: Dorothea Lange, oltre a essere l’autrice di una delle icone più celebri del secolo, la toccante Migrant Mother scattata nel 1936, è una delle protagoniste assolute della fotografia documentaria del Novecento, un autentico pilastro del genere.
In contemporanea, in Project Room, CAMERA presenta la collettiva dedicata agli sguardi dei giovani talenti del progetto FUTURES Photography con FUTURES 2023: nuove narrative.
DOROTHEA LANGE. Racconti di vita e lavoro
La mostra Dorothea Lange. Racconti di vita e lavoro,che si compone di oltre 200 immagini ed è curata dal direttore artistico di CAMERA Walter Guadagnini e dalla curatrice Monica Poggi, presenta la carriera di Dorothea Lange (Hoboken, New Jersey, 1895 – San Francisco, 1965), autrice che è stata, come scrisse John Szarkowski, “per scelta un’osservatrice sociale e per istinto un’artista”.
Il percorso di mostra, visitabile dal 19 luglio all’8 ottobre a CAMERA a Torino, si concentra in particolare sugli anni Trenta e Quaranta, picco assoluto della sua attività, periodo nel quale documenta gli eventi epocali che hanno modificato l’assetto economico e sociale degli Stati Uniti. Fra il 1931 e il 1939, il Sud degli Stati Uniti viene infatti colpito da una grave siccità e da continue tempeste di sabbia, che mettono in ginocchio l’agricoltura dell’area, costringendo migliaia di persone a migrare. Dorothea Lange fa parte del gruppo di fotografi chiamati dalla Farm Security Administration (agenzia governativa incaricata di promuovere le politiche del New Deal) a documentare l’esodo dei lavoratori agricoli in cerca di un’occupazione nelle grandi piantagioni della Central Valley: Lange realizza migliaia di scatti, raccogliendo storie e racconti, riportati poi nelle dettagliate didascalie che completano le immagini.
È in questo contesto che realizza il ritratto, passato alla storia, di una giovane madre disperata e stremata dalla povertà (Migrant Mother), che vive insieme ai sette figli in un accampamento di tende e auto dismesse.
La crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni: nonostante ci separino diversi decenni da queste immagini, i temi trattati da Dorothea Lange sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito sul presente, oltre a evidenziare una tappa imprescindibile della storia della fotografia del Novecento.
La mostra offre quindi ai torinesi e ai turisti un’occasione imperdibile per conoscere meglio l’autrice di una delle immagini simbolo della maternità e della dignità del XX secolo e interrogarsi sul presente.
Dorothea Lange
(Hoboken, 1895 – San Francisco, 1965)
Dorothea Lange si avvicina alla fotografia nel 1915, imparandone la tecnica grazie ai corsi di Clarence H. White alla Columbia University. Nel 1919 apre il proprio studio di ritrattistica a San Francisco, attività che abbandona negli anni Trenta per dedicarsi a una ricerca di impronta sociale e a documentare gli effetti della Grande Depressione. Fra il 1931 e il 1933 compie diversi viaggi nello Utah, in Nevada e in Arizona. Nel 1936 si unisce alla Farm Security Administration (FSA). All’interno di questo progetto epocale realizza alcuni dei suoi reportage più famosi, nonostante alcuni contrasti con Roy Stryker (a capo della divisione di informazione della FSA) in merito alle proprie scelte stilistiche. Nel 1940 ottiene un Guggenheim Fellowship (un importante riconoscimento concesso ogni anno, dal 1925, dalla statunitense John Simon Guggenheim Memorial Foundation a chi ha dimostrato capacità eccezionali nella produzione culturale o eccezionali capacità creative nelle arti.). All’inizio degli anni Cinquanta si unisce alla redazione di Life e si dedica all’insegnamento presso l’Art Institute di San Francisco. Muore nel 1965, a pochi mesi dall’importante mostra che stava preparando al Museum of Modern Art di New York. Fra le esposizioni più recenti si ricordano Politics of Seeing al Jeu de Paume di Parigi nel 2018 e Words & Pictures al MoMA nel 2020.
FUTURES 2023: nuove narrative
In parallelo alla mostra dedicata a Dorothea Lange, dal 19 luglio all’8 ottobre CAMERA propone nella Project Room la collettiva FUTURES 2023: nuove narrative, a cura di Giangavino Pazzola che coordina i progetti di ricerca a CAMERA.
Sei giovani talenti fotografici, selezionati per il programma europeo di promozione e valorizzazione degli artisti emergenti FUTURES Photography, in cui CAMERA rappresenta l’Italia, esplorano il tema della rappresentazione visiva della contemporaneità in oltre 40 scatti.
Attingendo a diverse pratiche di creazione fotografica, da quelle di riutilizzo di immagini e materiali di archivio fino a quelle che prevedono l’impiego di software e nuove tecnologie, i progetti presentati indagano non solo usi e costumi della società odierna, ma anche le nuove tendenze che attraversano il panorama della fotografia contemporanea. Quali nuove forme di narrare e leggere il mondo attraverso la fotografia? Cosa possiamo intravedere all’orizzonte grazie ad esse? Questi sono alcuni dei quesiti che i fotografi si sono posti nella loro ricerca visiva.
I progetti in mostra sono di Andrea Camiolo (Leonforte, 1998), Nicola Di Giorgio (Palermo, 1994), Zoe Natale Mannella (Londra, 1997), Eleonora Roaro (Varese, 1989), Sara Scanderebech (Nardò, 1985), Alex Zoboli (Guastalla, 1990).
FUTURES è cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’Unione Europea.
