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10 marzo 1821. Ad Alessandria, scoppiano i moti piemontesi: il Tricolore sventola per la prima volta sventola sulla cittadella

Alessandria – Nella giornata di oggi, la cittadella militare di Alessandria è stata teatro di un evento destinato a segnare la storia del Regno di Sardegna e del movimento liberale italiano. Un gruppo di ufficiali e soldati ribelli ha preso il controllo della fortezza, issando per la prima volta il Tricolore italiano, simbolo della lotta per una costituzione liberale e l’indipendenza dall’influenza austriaca.

La rivolta, che si inserisce nel più ampio contesto dei moti rivoluzionari che stanno scuotendo l’Europa, ha visto protagonisti numerosi ufficiali dell’esercito, molti dei quali affiliati alle società segrete carbonare. La richiesta principale dei rivoltosi è l’adozione di una costituzione liberale, sul modello della Carta di Cadice del 1812, che garantisca ai cittadini maggiori diritti e libertà.

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I disordini sono iniziati questa mattina con l’ammutinamento di una parte della guarnigione militare della cittadella. Il generale conte di Latour, comandante della piazzaforte, è stato sopraffatto e costretto alla resa, mentre i rivoluzionari hanno preso il controllo della struttura e innalzato la bandiera tricolore, mai vista prima in un’azione militare nel territorio piemontese.

I cittadini di Alessandria osservano con attenzione l’evolversi della situazione. Alcuni simpatizzano con gli insorti, vedendo nella rivolta un’opportunità per ottenere riforme politiche e una maggiore partecipazione alla vita pubblica. Altri, più prudenti, temono le possibili ripercussioni da parte del re Vittorio Emanuele I, noto per la sua posizione intransigente contro ogni concessione costituzionale.

Nel frattempo, altre città piemontesi sembrano pronte a seguire l’esempio di Alessandria. A Torino, voci insistenti parlano di un imminente coinvolgimento di altre guarnigioni militari e di un possibile pronunciamento di alcuni settori della nobiltà favorevoli alle riforme.

Il governo sabaudo, colto di sorpresa, deve ora decidere se reprimere con la forza la ribellione o accogliere le richieste di riforma. La storia è in movimento e il futuro del Piemonte potrebbe essere sul punto di cambiare per sempre.